Il Tirreno

Grosseto

Nebbia fitta: auto precipita nel bosco

di Fiora Bonelli
Nebbia fitta: auto precipita nel bosco

Infermiere vivo per miracolo. E dall’Amiata si leva la protesta per la condizione delle strade senza segnaletica né guard rail

20 febbraio 2018
3 MINUTI DI LETTURA





SANTA FIORA. «In attesa della strada del Cipressino, per lo meno dateci segnaletica orizzontale visibile». Un coro di proteste arriva dai borghi amiatini dopo che un nebbione straordinario ha investito l’Amiata domenica sera.

Le lamentele arrivano a pioggia e puntano il dito contro l’assenza pressoché totale di segnaletica orizzontale in quasi tutte le strade amiatine. Da Castell’Azzara a Roccalbegna, da Semproniano a Arcidosso a Castel del Piano a Seggiano.

Un disastro che si registra da anni ormai: viabilità con buche, panchine abbandonate a se stesse, guard rail approssimativi, strisce orizzontali fatiscenti o completamente assenti.

Per cui domenica sera, quando la nebbia fittissima ha interessato tutta la montagna, la circolazione è andata in tilt. I più coraggiosi procedevano a passo d’uomo, ma molti si accostavano alle banchine.

«In particolare tutto l’asse viario che da Abbadia San Salvatore arriva a Santa Fiora prima e al bivio delle Aiole poi è in condizioni disastrate. Lo faccio due volte alla settimana – dice Michele Nannetti, un abitante della zona – ma è impercorribile. Come è da mettersi le mani nei capelli il tratto della strada provinciale 17, nel segmento che da Monticello arriva al Granaione. 25 chilometri di buche e assenza di segnaletica».

Dalle Aiole, poi, la strada si dirama verso Roccalbegna e Semproniano e dall’altra parte va a Arcidosso e Castel del Piano. E anche qui fioccano proteste.

«Da Semproniano a Petricci e poi da Petricci a Triana niente strisce e domenica c’era da perdere la testa», riferisce Salvatore De Angelis che abita in zona.

E ancora Stefano Rosati: «Da Selvena a Bivio Terni nessuna segnaletica. Tratto pericolosissimo». «E da Stribugliano allo svincolo dei quattro venti, allora? Niente paracarri né segnaletica a terra», incalza Dante Ricciardi un allevatore di Monticello. E così, di seguito, proteste ° go go. Paola Manini, insegnante di Castel del Piano osserva: «Ponte della Pieve di Arcidosso/ Marinella, un tratto che conosco a mente. E invece è stato il panico».

Brutta storia quella che racconta Fabrizio Pieraccini, infermiere a Pitigliano, che pochi giorni fa per puro caso non ci lascia la vita nella strada di Selvena. «Lavoro a Pitigliano e faccio quasi sempre avanti e indietro da Castel del Piano a Pitigliano. Venerdì 2 febbraio era un tempo da lupi, sono smontato alle 19,30. Dopo Selvena oltre la pioggia c’era una nebbia impenetrabile. Andavo pian piano. Sull’asfalto né striscia di mezzeria, né catadiottri o guardrail, solo un muro grigio davanti. All’improvviso ho visto soltanto i rami degli alberi davanti al vetro. Ho capito di aver addrizzato una curva e sono precipitato. Terribile. Per fortuna il burrone non era proprio a picco e un provvidenziale macigno ha fermato la mia corsa. Non mi sono fatto nulla per puro miracolo, ma l’auto è da buttare. Quando si decideranno a fare qualcosa? Quando c’è scappato il morto?».

La situazione gravissima tocca anche la strada da Monte Labro a Roccalbegna e da Santa Fiora a Selvena. Ma non basta. Massimo Landi racconta di paracarri rotti o radi e assenza di strisce nella strada di Pescina. E non va meglio per le strade che dai paesi arrivano in alta quota, verso la montagna. «Segnaletica orizzontale assente» osserva Cristina Santella. I sindaci amiatini da tempo raccolgono le segnalazioni dei cittadini e chiedono dunque a questo punto alla provincia di mettere mano per lo meno alle strisce. Jacopo Marini sindaco di Arcidosso e Claudio Franci di Castel del Piano avvertono: «Le strade non ne possono più. Chiediamo interventi urgenti, quelli indispensabili per lo meno. I cittadini li pretendono e ne va della loro sicurezza».

Primo piano
Tragedia nel calcio

Morte di Mattia Giani, giallo sull’uso del defibrillatore. Il padre che l’ha visto accasciarsi in campo: «Il dispositivo c’era ma nessuno sapeva usarlo»

di Francesco Turchi
Sportello legale