Il Tirreno

Grosseto

Castell’Azzara pensa a salvare la montagna

Castell’Azzara pensa a salvare la montagna

Il consiglio vota un documento in cui chiede alle due Unioni dei Comuni di risollevare l’economia

05 dicembre 2012
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CASTELL’AZZARA. Il consiglio comunale di Castell’Azzara ha votato all’unanimità un documento in cui, si chiede “ai presidenti delle due Unioni dei comuni amiatini la convocazione urgente di un tavolo di confronto fra amministratori locali, parti sociali, organizzazioni sindacali dei lavoratori e delle imprese per concordare azioni comuni per salvare la nostra montagna e tornare ad investire insieme idealità e risorse per il futuro economico e sociale di tutto il territorio Amiata”.

La richiesta è un allarme rosso ma soprattutto un grido di aiuto per l’Amiata: parte dall’analisi di un quadro socio-economico disastroso: «L’Amiata sta vivendo la più grave crisi dopo quella del settore estrattivo. Sono in crisi le grandi aziende, quelle ancora in vita, nate per arginare i danni della chiusura delle miniere e che sono riuscite, fino ad oggi, a trattenere un serbatoio importante e qualificato di mano d’opera sul territorio». Sono in crisi l’edilizia con il relativo indotto, il comparto arredamento, il settore forestale, le piccole aziende con pochi operai o a gestione familiare, di tipo agri-turistico, artigianale, di trasformazione di prodotti locali d’eccellenza, tutte frutto del coraggio e della creatività della nostra gente. «Insieme, tanti piccoli commercianti erogatori di servizi utili, che non hanno resistito, costretti alla chiusura, risucchiati nella spirale recessiva che attanaglia il Paese e prevedibilmente irreversibile nelle piccole realtà marginali e montane», si legge nel documento.

L’elenco delle aziende in difficoltà è lungo e con segnali davvero preoccupanti per la tenuta dei livelli occupazionali e per la qualità del lavoro: ricorsi alla cassa integrazione, al licenziamento, alla turnazione, alla sospensione del pagamento degli stipendi, alla delocalizzazione, rivolto ad un numero importante di lavoratori, anche cittadini di Castell’Azzara. Il documento riferisce i numeri degli addetti delle aziende storiche: 250 addetti, Floramiata; 100 addetti, Nuova Edart; 100 addetti, Amtec; 60 addetti, Autocaravans Rimor; 50 addetti, Gait Fornacina; 30 addetti, Nuova Aidiru. Il documento è critico nei confronti delle istituzioni. «Inadeguata è la fragilità del quadro istituzionale, che anacronisticamente persevera nello storico errore della divisione in due versanti, Amiata Est-Amiata Ovest, spaccata come fosse un panettone e non un patrimonio comune, ambientale, imprenditoriale, culturale ed umano, da salvaguardare con progetti ed azioni condivise. Le nuove Unioni dei Comuni, nate a seguito della soppressione delle Comunità Montane, oltre alle difficoltà dovute ad un quadro normativo incerto, si trovano oggi con meno risorse per intervenire sul crescente disagio sociale e divise nell’affrontare la più grave emergenza economica ed occupazionale degli ultimi decenni». Da qui la richiesta del tavolo. (f.b.)

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