Viaggio alla Trinità e a Selvena




La vicinanza del Convento della Trinità , e di Selvena ci fece risolvere ad impiegare la giornata del 19. nella visita di quei luoghi, 1' ultimo dei quali specialmente solleticava la nostra curiosità per le miniere di Cinabro, ch'egli racchiude.

Partiti dunque di buon' ora da S. Fiora e' incardinammo alla volta di Selvena, che n' è distante cinque miglia . Nello scendere alla Fiora si perdono i Peperini, e succedono le Pietre coltelline calcane. Frequenti ciottoli di Peperino caduti dalle imminenti pendici, e ruotolati dalle acque trovansi nel letto del fiume, ed in quello del torrente Scabbia, che scorrendo alle falde della Montagna da Levante viene qui a congiungersi colla Fiora.

Poco più oltre passato un ponticello arrivammo al Monte Calvo, alle di cui falde continua poi la strada, che va a Selvena. Qui incominciammo a vedere Steatiti di vari colori rosse, verdi, verdemare &c. ed or sole, ed isolate, or impastate con quarzo, e formanti così diverse breccie steatitiche, del che noi raccolsemo vari pezzi.

Di sopra la strada salendo so per il Monte incontrammo banchi di Pietre coltelline calcarie, filettate, e dendritiche, che pur si trovano nel proseguimento del camino sulla strada stessa. I filetti di queste pietre son lineari, rilevati, e superficiali, e s'incrociano a diversi angoli. È siccome essi son di spato calcario i venendosi poi questo, tenero com'egli è, a decomporsi, ed a disfarsi, lascia sulla superficie della pietra voto il luogo, ch' egli occupava. Quindi la massima parte delle suddette pietre, che trovansi esposte all'aria, alle ingiurie dei tempi, all'erosioni dell'acque, e alle altre cause di disfacimento, han la loro superficie tutta segnata di piccoli solchi lineari, che conservano esattamente la direzione, e gli angoli dei filetti spatosi già ivi esistenti.

Lasciando così al di sotto di noi a man manca la Trinità, noi traversammo una non spessa macchia, alla fin della, quale trovammo molti pezzi di Calcedonio tubercoloso or bianco, or macchiato, ora impastato con altre pietre, e segnatamente con Steatiti, e con Quarzo, e ne fecemo una buona raccolta, di cui andavamo caricando noi, e le nostre bestie. Io solea da qualche tempo lasciare, quanto più si potea, scosso l'uomo, che ci guidava, perché mi era accorto, che quando noi caricavamo alquanto di minerali la guida, ei non si curava troppo di condurci in luoghi, ove potessimo trovare oggetti da raccogliersi.

Nello scendere al Fosso della Carminata c'imbattemmo in qualche pezzo di una pietra ocracea con Steatite gialloscura, in cristalli di Spato romboidale, ed in frequenti frammenti della solita Manganese.

Così vedendo , è raccogliendo giunsemo al Villaggio di Selvena.

Una casa chiamata Palazzo del Conte nè bella, ne grandiosa, una Chiesa Parrocchiale, qualche casuccia di Contadini sparsa intorno, e qualche fabbrica appartenente alle cave del Mercurio formano il villaggio di Selvena, poco lontano da cui si vede il vecchio Castello con fortilizio or semidiruto, ed abbandonato.

Selvena si può chiamare da questa parte l'ingresso della Maremma Senese. Noi ci misemo subito a girare nei contorni. Appunto di sopra al Palazzo, se pure ei merita questo nome, in un campo chiamato Poggio Paulorio trovammo in copia piccoli, e limpidissimi Cristalli di rocca prismatici essaedri terminati dalle due piramidi, ed erano così a fior di terra .

Di sotto al Palazzo visitammo lungo il fosso un luogo chiamato le Zolfiere ove son varie Sorgenti di acqua ferruginoso-solforosa, la quale deposita zolfo, e vitriolo verde, o solfato di ferro. In queste vicinanze compariscono anche a fior di terra le piriti marziali, o solfuri di ferro, dei quali si vede chiaramente doverne qui esistere gran copia nelle viscere della terra. Queste poi decomponendosi danno origine al Gas Idrogeno Solforoso, al zolfo, ed al solfato di ferro, di cui sono impregnate quelle Sorgenti. Qui vicino trovammo delle pietre gessose con dei cristalli di selenite, o solfato di calce.

Poco più giù è la fabbrica del Vitriolo verde con ampli, e ben costruiti magazzini, nei quali viddemo una buona quantita di Vitriolo caduto per lo più in efflorescenza, e che si andava decomponendo, e perdendo. La fabbrica stessa già famosa pei due passati Secoli (*),

( * ) Il Mercati nella sua Metallotheca Vaticana ( pag. 61) dà un' ampia, ed esatta descrizione di questa fabbrica, che ai suoi tempi era in pieno vigore, ed alla descrizione aggiunge ancora figure eleganti , che rappresentano il luogo, le diverse operazioni, gli istrumenti di questo lavorìo .

benche moderriamente ricostruita con tutti i commodi, e senza risparmio di spesa , è adesso inattiva, trasandata, ed abbandonata. Causa di ciò è il ravvilimento di questa merce, ma più ancora la mancanza di spaccio in, questo luogo fuor di mano, e di difficile accesso, onde il prezzo, che si ritrarrebbe dal Vitriolo in concorrenza di altre simili fabbriche, non cuoprirebbe forse le spese.

Non lontano di qua presso il torrente chiamato la Canale trovansi pezzi isolati di Antimonio spesso cristallizzato a grossi prismi aggruppati insieme, ed io due superbi gruppi ne conservo nella mia collezione.

Risalendo su verso le cave del Cinabro, visitammo quelle di una terra granulosa chiamata qui col nome di Marmorino o bianco, o giallo. Il giallo è composto, secondo un saggio da me fattone, di ferro, calce, argilla, e silice. Se ne fa uso nel paese per sdirugginire, e forbir metalli, e specialmente gli utensili di Ottone.

Passammo quindi alle cave del Cinabro, ossia del Mercurio. Sono esse su per un poggio, scavate poco men che a fior di terra, senza pozzi, senza gallerie, e con si poche braccia, che il lavoro era veramente piccolissimo. Soli tre uomini, e questi ancor non sempre, vi lavoravano piuttosto grattando, che scavando la miniera, quando vi fummo noi.

Il Cinabro si trova affogato nell'argilla, ed i pezzi, eh' io ne viddi già scavati, erano poveri, e scarsi di Mercurio, e formavano tante glebe di Marna argillacea. Queste glebe or son colorate da venature, è fioriture di Cinabro nativo, ed hannosi per le più ricche; or sono semplicemente turchinastre, o bigioscure, che i Minierai riguardano, come le più povere. Si presenta questa Miniera di Cinabro in vene, o in filoni di glebe argillacee, situati in una specie di terra gialla granulosa, ossia di marmorino giallo, e spesso con strati di pietra calcaria coltellina frammischiati. Poi visitammo la Fornace, da quelle glebe argillacee si estrae il mercurio. Ecco il metodo, che vi si pratica per tale operazione, metodo antico, e che il Sig. Luciani attuale Ministro, che ne conosce tutta l'imperfezione, è costretto a far seguitare per mancanza di braccia, e di gente capace.

Prendono dunque le zolle argillacee Cinabrine, e tali quali le mettono in un gran fornello, la di cui struttura è la seguente. Egli è diviso in due parti, 1'inferior delle quali è il focolare, ove fassi fuoco, e la superiore il laboratorio, ove mettonsi le suddette zolle. Il focolare non, ha cennerario; alcune aperture situate nelle parti laterali, e più alte del medesimo, appunto sotto il piano del laboratorio, gli servono di camino, onde sfoga il Fuoco ed il fumo. Per un' apertura inferiore mettonsi le legna, e si estrae la cennere, quando ve n' è troppa . Il laboratorio è rotondo: il di cui fondo, che lo divide dal focolare, è di Peperino. Egli o coperto da una volta di terra cotta, fatta di più pezzi ben lutati insieme. Nella sommità della volta vi è un' apertura di circa mezzo braccio di diametro. A quest'apertura applicasi una manica ripiegata a angolo di terra cotta, ed a questa manica si aggiungono in una direzione inclinata vari tubi un dopo l'altro di terra cotta aneli' essi, e che all'estremità, verso cui vanno ristringendosi, hanno almeno un quarto di braccio di diametro: l'ultimo di questi si ripiega verso terra, ed ha due aperture una di fronte, e in linea retta colla luce di tutti i tubi, che costituiscono il canale, l'altra inferiore all'estremità del tubo inclinato, che tufa in un pentolo quasi peno di acqua. Le giunture di questi tubi lutansi bene insieme. Oltre 1'apertura corrispondente ai tubi, ha il laboratorio del fornello un' altra bocca laterale assai ampia , per cui si introducono nell'interno sul piano di peperino le zolle Cinabrine, e poi si chiude, e si luta esattamente. Allora si dà fuoco alla legna del focolare, il calore decompone il Cinabro, brucia, e si disperde il Zolfo, ed il Mercurio sollevandosi in vapori imbocca per la manica nel canale dei tubi, e parte scende, e stilla nel pentolo, e raffreddato dall' acqua si condensa, e resta ai fondo, parte si sofferma condensato nella superficie interna del canale, e specialmente verso l'estremità. Perche egli dunque scenda nel pentolo, o recipiente, e non venga ad ostruire la luce dei tubi, s' introduce un palo armato di un cencio per quell'apertura, che ho detto esser di fronte nell'ultimo tubo, e si spazza l'interno. Intanto si apre di tempo in tempo la bocca laterale sopraccennata del laboratorio, o per agitare le zolle, che già vi sono, e così facilitare lo sviluppo del Mercurio, o per introdurvene delle nuove, quando le prime dopo in circa dodici ore di fuoco già sono esaurite.

Questo è dunque l'apparecchio, e questo il metodo, di cui quei Minierai si servono, e che è sì poco economico, come imperfetto. All'esame oculare da me fattone io giudicai, che nè tutte le zolle son per tal mezzo intieramente spogliate di Mercurio, odi quel pure, che se n'estrae, una parte si dissipa in pura perdita. Secondo me volendo scavare con profitto maggiore queste miniere, converrebbe usare altro metodo, ed altre cautele sì nello scavo, che nel lavoro del forno. Primieramente dovrebbonsi fare gli scavi con norma, e con regola, facendo pozzi, e gallerie, per non ricuoprire, ed ingombrare oggi il luogo, che si scuoprì ieri, ed impiegarvi più uomini per render più sollecito, più completo il lavoro, e per trovare, e seguitare i filoni, e le vene senza più perderne la traccia.

Secondariamente si dovrebbe ridurre la Miniera, ossia le Glebe Cinabrine, poco men che in polvere, affinchè il Cinabro presenti al fuoco quanto più si può della sua superficie, e si decomponga più presto , e più completamente.

In terzo luogo sarebbe utilissimo il mescolar colle medesime glebe così triturate, nell' atto di esperie all' azione del fuoco, materie atte a facilitar la decomposizione del Cinabro, ed in conseguenza lo sviluppo del Mercurio. Tali per esempio sono il ferro, e più economicha ancora la creta, la marna calcaria, e la calce.

Finalmente meglio sarebbe adoprar tubi di un maggior diametro, più inclinati, e che finissero in un apparecchio neumatochimico ad acqua, acciocche dei vapori mercuriali non se ne perda neppure un atomo, e così anche più innocente ne divenisse il lavoro per gli Operai.

Con tali, e simili altre misure, che per brevità tralascio, e che ben conoscono quei, che han veduto con diligenza i lavori delle Miniere, più ricco, e più sicuro sarebbe il prodotto di questi scavi, nè si vedrebbero, come adesso, poco men che abbandonati. Simili imprese facilmente s' incominciano , ma non si sostengono, se non a forza di continua attenzione, e di scrupolosa economia.

Noi lasciammo Selvena dopo aver fatte le nostre raccolte di tutto ciò, che ci parve potere interessare per la Storia Naturale di quei luoghi, e presa la via della Trinità, che è quasi a mezza strada fra Selvena , e S. Fiora, arrivammo la a ora di pranzo .

E la Trinità un Convento di PP. Francescani Riformati nella Diogesi di Sovana, situato in un deserto, e in mezzo ad un bosco. Vivono qui quei Religiosi in numero di 16 o 18 colle limosino fatte loro dagli abitanti dei Castelli non troppo vicini, e dai contadini, ai quali retribuiscono essi, oltre il ministero della Religione, dei medicamenti gratuiti raccolti, e preparati nella loro piccola Spezierìa, e son per questi due lati di un gran soccorso in quelle campagne.

Esercitano essi pure l'ospitalità, e noi stessi vi fummo accolti con tutta la semplicità, e bontà di cuore, e con le attenzioni, e premure, che si possono mai desiderare.

Il Convento, benche, come ho detto, sia situato in un luogo salvatico, ed eminentemente orrido, è ben fabbricato, grande, commodo, e pulito. Più bella ancora, e nettisissima è la Chiesa.

Nell'antiporto del Convento viddemo un cattivo bassorilievo rappresentante un Militare, che combatte con un Drago, e sotto vi è scritto: "II Sig. Conte di S. Fiora andando a caccia per il Bosco di questo Convento nel 1125. s'incontrò in un orrendo Serpente, e raccomandatosi alla SS. Trinità 1'occise".

Il carattere, la dizione, e l'ortografia dimostra questa iscrizione posteriore di più Secoli all' epoca segnatavi . Noi viddemo nella Librerìa del Convento la parte superiore della testa di questo preteso orrendo Serpente, che è in fondo la mascella superiore, e parte del cranio di un Coccodrillo vestito della sua pelle, ma senza denti o caduti per vetustà, o forse portati via per devozione (*).

(* ) Sono stato assicurato,che l'altra metà di queisto teschio di Coccodrillo è conservato per memoria in Roma nel Convento della Trinità dei Monti.

Non ostante che potesse chiaro apparire ad ognuno, che era questo un resto di Coccodrillo, Animale Anfibio, che non è mai esistito in Europa, e molto meno nei Monti, e nei Boschi, pure ei contribuiva non poco ad accreditare il preteso miracolo. Infatti il Popolo, che specialmente per la festa della SS. Trinità colà accorre in folla, soleva baciare questo teschio con gran compunzione, come se fosse stata una Santa Reliquia. Perciò i Frati presenti, che sono spregiudicati, e che non vogliono far bottega sopra un tale inganno, lo han levato di là, e così è finita questa superstizione.

Dopo il pranzo percorsemo i contorni del Convento, e fra questi specialmente il Bosco assai bello, e che forma quasi un Parco. Poi carichi di Erbe, e di Minerali ripresemo la strada di S. Fiora moltio contenti della nostra escursione.

Arrivati a' pie della Montagna sotto il Castello passammo la Fiora, e vollemo visitare una Scogliera alta, ed isolata, distante due tiri di schioppo dal Fiume, e conosciuta nel paese coi nome di Pietra rossa . Questa rupe è impiantata sopra una collina, e s'inalza fuor di terra dalla parte, che riguarda S. Fiora, circa 30 braccia . E composta di più massi aggruppati, e rovinosi, dai quali continuamente si van staccando or piccoli, or grossi pezzi, che ruotolano nel soggiacente campo. La sua composizione è veramente singolare, e straordinaria. Noi la girammo intorno intorno, e non contenti di ciò, salimmo pure sulla più alta. cima con gran disagio, e non senza pericolo. Da questo esame, e dai pezzi, che ne raccolsemo, rilevammo, che questa rocca è un aggregato di varie pietre , ossia una gran breccia, in cui distinsemo.

1° Un impasto breccioso di pietra calcaria , e di schisto rossigno con venature di steatite verde: 2.° Una specie di pietra. silicea scintillante, fragilissima, e di color ferrugineo: 3.° Granito verde-bruno, estremamente scintillante, e composto di due pietre di diaspro verde cioè, e di particelle quarzose bianche: 4.° Altro granito analogo al precedente d' impasto biancastro con macchie verdognole: 5.° Gabbro verde-nerastro : 6.° Gabbro di un verdognolo chiaro tendente al grigio: 7° Steatite verde, e verde-mare : 8.° Smettite bruna piombina, e verdognola: 9.° Spato calcario romboidale : 10.° Rilegature , ossia venature spatose calcarie : 11° Cogoli di varia natura ruotolati dalle acque. Ella è in somma un impasto di gran numero di materiali diversi talmente aggregati insieme, che ognun di essi ben si distingue 1'un dai 1'altro ora in piccoli, ora in grossi pezzi. Noi ebbemo gran soddisfazione di esserci dato il pensiero, e l'incommodo di andare a vedere questa rocca straordinaria affatto isolata, e di cui nulla si vede di analogo nel paese calcario, in cui ella sorge fuor di terra a tanta altezza . Così a notte già avanzata arrivammo a S. Fiora»

Minerali raccolti nel Viaggio a Selvena, e alla Trinità.

„ Breccia silicea scintillante, di color verde-bruno, piena di particelle quarzose bianche; o Granito di due componenti =: Alla Pietra Rossa sotto S. .Fiora.

„ Pietra silicea fragilissima , scintillante, di colore ferrugineo 3 ivi.

„ Gabbro verde nerastro =~ ivi.

„ Gabbro di un verde bruno, più duro del precedente =; ivi.

„ Pietra silicea scintillante, biancastra con macchie verdi — ivi 

„ Breccia composta di pietra calcaria, e di pietre magnesiache rossigne, con venature di Steatite verde = ivi.

„ Piombaggine raccolta nella Macchia fra S. Fiora, e Selvena .

„ Ammasso di Calcedonio tubercoloso 3 Alla fine della Macchia fra S. Fiora, e Selvena .

„ Lo stesso coperto di una cristallizzazione quasi lenticolare, verdognola, trasparente , che 1' acciaro attacca facilmente =3 iyi.

,, Steatiti rugginose — ivi.

„ Steatiti verdi a ivi.

„ Pietra calcaria rossigna effervescente, con delle mole-culo rare di Steatite verde =5 ivi. 

,, Pietra argillosa, nerastra, larnellosa, lucente, morbida al tatto, e molto marziale a ivi.

,, Breccia composta di pietra calcaria, di rilegature spatose, e di buona copia di particelle di Steatite verde a ivi.

„ Breccia di Quarzo bianco, e Steatite verdognola , e rossigna = ivi.

„ Quarzo bianco ondulato con frammenti di Steatite verde a ivi.

„ Quarzo bianco , sopra cui sono sparsi dei pozzetti di Steatite verde a ivi.

„ Quarzo carnicino, sopra cui poche particelle di Steatite verdognola a ivi.

„ Bellissima breccia di Calcedonio, e Steatite =3 ivi.

„ Breccia composta di Steatite verde in parte lamellosa, e di grosse venature di Quarzo bianco =3 ivi.

„ Breccia composta di Steatite verde, e di Quarzo bianco 3 ivi.

„ Bella Breccia composta di Quarzo bianco , e Steatiti cerulee 3 ivi.

„Pietra ocracea rossa, e gialla con Steatite giallo-bruna 3 Nello scendere al Fosso della Carminata .

„ Pietra Calcaria coperta di cristalli di Spato romboidale 3 ivi.

„ Manganese 3 ivi.

„ Gleba argillacea, e vitriolico-marziale alquanto acida sulla lingua 3 Alle Zolfaraje sotto il Palazzo di Selvena.

„ Gleba argillacea vitriolica come la precedente, ma più compattar: ivi.

„ Gleba argillacea verdissima, che da una parte è mammillare 3 Nel Fosso sotto le cave del vetriolo a Selvena.

„ Pietra gessosa con cristalli Selenitici Nelle vicinanze della cava del vetriata sotto Selvena.

„ Gleba argillacea - Alle cave del Cinabro a Selvena,

„ Pietre arenarie d' indole calcaria, che si trovano inceppate nella massa argillacea delle predette Miniere.

„ Miniere di Cinabro nativo, ossiano Glebe argillacee con Cinabro di Selvena.

„ Cinabro nativo rotolato, trovato dai lavoranti nei campi di sotto a Selvena.

„ Pezzetti di Cinabro nativo rotolati dalle acque a Nel torrente di sotto a Selvena .

„ Gleba di Terra biancastra chiamata Marmorino bianco : Ella è. granulosa minutissima, e gli acidi vi eccitano effervescenza =: Nelle cave di Selvena.

„ Terra granulosa gialla detta Marmorino giallo a nelle cave di Selvena.

,, Pietre calcane che si trovano inceppate nelle cave del suddetto Marmorino giallo.

„ Cristalli di Rocca piccoli in figure complete or con prisma, or senza prisma intermedio, e ben trasparenti =3 Nel



Campo eli sopra al Palazzo di Selvena detto Poggio Paulorio. I Pezzi di Miniera d' Antimonio, ossia Solfuro d' Antimonio nativo di Selvena .

I due pezzi qui notati sono , coma tutti gli altri di questo luogo, erratici, e bellissimi. Uno di essi è composto di molti fascetti di prismi impiantati in un centro comune, e divergenti, sicche vengono, ad incrociarsi fra loro in ogni verso, come appunto succede in piccolo nel Solfuro d'Antimonio aghiforme. Sono i prismi tetraedri, lunghi bene spesso tre pollici, a faccette larghe al più tre linee, or grigioneri, o coperti da un'efflorescenza di ossido rossigno d'Antimonio.

L' altro è formato da prismi meno grandi, ma più numerosi, e più scherzosamente intralciati. Sono essi striati, coperti tutti dalla solita efflorescenza rossigna, e benche non sia facile il ravvisare la loro figura, pur mi son parsi essaedri. Vi si scorgono poi sparsi nella superficie, e nelle cavità numerosi, e piccolissimi cristalli trasparenti di zolfo.

Piante osservate in questo Viaggio.
Alla Pietra, rossa su i Sassi.

Hypnum viticuiosum
Atropa Belladonn»
Lamtam album
Ilex Aquifulium
Serapias ensifolia
finus Picea
Carpinuf Betulus
Tilia europaea
Acer psendo-platanus
Sanicela europaea
Bupòorbia sytvatica
Cyclumen europaeum
Hypnum crìstn castrtnsis
Geranium robertìanum
Hypnum myosunides
Campanula Medium (3)


(O Lichen scaber , leprosas, luteo-c'aiertus, tvSertulh cylindricis eoncotoribve. ( Ved. Tav. IV. )

An Licben crustaceus saxutiìis verrucosas pallidus t receptaculis florum concoloribus, et basi quadam saferfositis, priapum perbells repraesentantibus . S Mìcbet. Nrt. Plant. Gèn. Ord. XXXVli. N. i4

E' una crosta grossa mezza linea circa, che estendesi molto, di color giallo, cenerino, e verdognolo nell' umidirà. Scinovi sopra di essa molti tubercoletti di figura quasi cilindrica, per lo più rotondati, e perforati nell'apice.

(2) Li. ben crustaceus tastatilis , farintceus, rismsus, et velati tessell-atus, ex cinereo-Mìcans , vulgntis~ timus, receptaculis florum nigrìt 3 Miebei. Nav. Plar.t. Gen. Ord. XXXVli. N. 20. Tab. 54. Fig. 7.

La crosta si trova di varie grossezze, e il colete più o meno cupo.

Fonte: Viaggio al Montamiata di Giorgio Santi (1795)

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