La Beata Bettina da Castell'Azzara (Paolo Pisani)




Una lapide funeraria nella Chiesa Parrocchiale di Castell'Azzara, indica il posto in cui riposano i resti della giovane Elisabetta Loli da Castellazzara, famosa tra il popolo come la Beata Bettina. Nata nel 1723, Elisabetta era figlia di un certo Santi Loli. Sulla sua infanzia e sull'incidente o malattia che le fece perdere l'uso delle gambe e delle mani ,non esistono testimonianze documentarie. Sappiamo soltanto che la paralisi si verificò all'età di dodici anni. Bettina dunque trascorse le sue giornate immobile su di una seggiola o sul letto, senza mai lamentarsi o dar segni d'impazienza, con una rassegnazione e sopportazione esemplari. Nei giorni di festa e tre volte alla settimana «veniva portata di peso in una sedia alla Chiesa” per ricevere la Comunione. La mattina del 26 maggio del 1744 Elisabetta finì di soffrire.

L'allora pievano Don Cristoforo Bresciani, persuasi i genitori e consigliatosi con altri sacerdoti, fece chiamare il medico condotto del paese e gli chiese di effettuare una accurata autopsia sul corpo della ragazza. Vincenzo Sebbastiani, così si chiamava il Cerusico, effettuò l'autopsia e come egli scrisse di suo pugno in una relazione custodita presso l'Archivio Vescovile di Pitigliano: «l'apertura del pericardio suscitò sbigottimento e sorpresa: con gran mia meraviglia e stupore fu grazia di Dio che io non uscissi di sentimento, poiché osservai nel cuore cosa altro che prodigiosa non puol dirsi, cinque ferite in diverse forme e tutte stillanti sangue come se allora proprio fossero state fatte...». Mostrato ai sacerdoti questa cosa così prodigiosa «...che potesse campare con cinque ferite fuori dell'ordine naturale» il cuore, ben depurato del sangue, venne posto a bagno nell'acquavite in un vaso di cristallo.

Le virtù di Elisabetta vennero da tutti i parroci predicate, fu esaltata la sua morte santa e portata ad esempio la sua grande pazienza. I frati questuanti del locale convento della SS. Trinità della Selva (esistente dal 1665), ne divulgarono la fama da un paese all'altro e nelle case degli umili e dei benestanti, la Beata Bettina venne venerata. Furono stampate le prime immagini, vennero distribuiti come reliquie, pezzetti di stoffa degli indumenti indossati dalla defunta e, dopo qualche mese dalla morte, inizia­rono i primi miracoli e le prime grazie. È del 1745 il primo miracolo (VICARELLI, 1867:120). La giovane Caterina Mastacchini, affetta da infermità dipendente da un tumore ad un ginocchio sinistro che gli procurava grande spasimo e la privava di giorno e di notte del riposo, sebbene da tre mesi sotto cura del Cerusico condotto del paese, non vedeva miglioramento. Nessun rimedio la liberava dal dolore ed il tumore era venuto a suppurazione. Non trovando nessun valido mezzo curativo, decisero di ricorrere alla buona Serva di Dio Elisabetta Loli. Chiamato il reverendo G. Cristoforo Bresciani, la parte malata venne «segnata» con un pezzetto di tela intinta nel sangue del cuore stigmatizzato di Bettina. Dopo tre giorni la giovane Caterina, liberata dal dolore e dall'impedimento, riprese a camminare e da quel momento non soffrì più di questo disturbo.

Altro caso di miracolosa guarigione, dipesa dall'imposizione di reliquie, è quello di Vincenzio, figlio di Donna Santa Ricciarelli. Affetto da rogna e da uno sconosciuto morbo che ogni giorno gli procurava delirio e lo privava dei sensi «... vedendo — riporta la dichiarazione del miracolo custodita presso l'Archivio Vescovile di Pitigliano — che le umane diligenze non apportavano al paziente alcun benché minimo sollievo» nutrendo la madre dell'ammalato fiducia nella Serva di Dio Elisabetta Loli, mandò a chiamare il reverendo Bresciani affinché applicasse qualche cosa della Serva di Dio su suo figlio. Il Pievano pose sopra la testa di Vincenzio un pezzetto di tela intinta nel sangue del cuore stigmatizzato di Bettina, assieme ad una crocetta che teneva indosso quando era in vita. Il giovane immediatamente si ristabilì, liberandosi dai malori, senza più patirne.

Di guarigioni miracolose se ne hanno altre quattro testimonian­ze, tutte secondo la descritta procedura dell'imposizione del pezzo di tela bagnata di sangue, della crocetta e di una sua immagine. Da evidenziare che i fenomeni, escluso una miracolosa guarigione avvenuta a Sinalunga (nella provincia di Siena), sono accaduti in un circoscritto ambito socio-geografico. C'è anche da sottolineare la presenza per ogni attestato di miracolo o grazia, di una stessa «pia persona» che altro non sarebbe che il Reverendo D. Cristoforo Bresciani. Su tali fenomeni si registra anche un commento scien­tifico del marzo 1965, rilasciato dal Dr. Sergio Mugnai cardiologo in Castell'Azzara, in merito al verbale di autopsia effettuato dal Cerusico Sebastiani. «La competenza del Sebastiani — scrive il Mugnai — è per di più minima. Io ritengo che le ferite del cuore siano state prodotte dal cerusico stesso con coltello o forbice, nella manovra di apertura del torace e del pericardio. Il fatto che da esse — continua lo specialista — uscisse sangue fluido, non può meravigliare, dato che, a diversi giorni dalla morte, o per la temperatura fresca, o per il genere di morte, il sangue può permanere nella cavità cardiaca incoagulato».

Comunque sia, al di là delle voci scientifiche, la credenza delle stigmate e le facoltà miracolose delle reliquie della Beata Bettina, hanno sopportato il trascorrere degli anni, scemando ma non disperdendosi e continuando ad essere oggetto di rispetto tra le popolazioni di Castell'Azzara e dei vicini territori.

SELVENA 8 settembre 1991
Inform. A.M.M. 15 Luglio 1918 n. Castellazzara
Noi da bimbe. Bettina si pregava sempre e gli si chiedeva che ci guardasse. C'era anche una preghiera che non mi ricordo più e che parlava del suo sangue benedetto...


CASTELLAZZARA 8 Settembre 1991
Inform. C.C. n. Piancastagnaio 20 marzo 1928
Mi diceva mia mamma che la Beata Bettina, quando lei era piccola, aveva salvato una ragazzina. Questa bimba, impedita improvvisamente ad un piede, i suoi familiari, siccome il medico non sapeva più che fare, si erano fatti dare la tela insanguinata di Bettina e l'avevano messa sopra il piedino. Non ci crederete, ma dopo due giorni la bambina camminava e correva come prima e la paralisi era sparita.

Fonte: Libro Santi, beati e venerabili nella provincia di Grosseto di Paolo Pisani

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