Il beato Guido da Selvena (Paolo Pisani)




Presso il paese di Seggiano, sotto le pendici del Monte Amiata. a un tempo, il convento del Colombaio, di cui oggi rimangono solo pochi muri cadenti. Sorto nel 1220, fu lo stesso S. Francesco a fondarlo, allorché, tornando da Viterbo, dove era andato a visitare Papa Onorio III. Attraversò la Maremma (del viaggio ce ne dà notizia il Wadding, cronologo minuzioso dell’Ordine Francescano).

Il luogo prese il nome di Colombaio dall’omonimo fosso che ancor oggi scorre nella zona. Fu in questo convento che trascorse la maggior parte della sua vita il Beato Guido da Selvena (VICARELLI, 1967:106). Tra gli agiografi e cronisti francescani antichi che hanno scritto di lui, il Wadding è quello che più ampiamente ne parla. Ancora novizio, il Beato Guido « meritò di parlare dolcissimamente con Cristo».Trascorse il suo periodo di tirocinio in Siena, ed insieme ad altri giovani venne condotto al Colombaio dal Beato Pietro Pettinaio. Fornito di spirito profetico, il Beato Guido, predisse il nascere della Setta dei Fraticelli (detta dei Fraticelli Zelanti o Spirituali, che rappresentò alla fine del 13 secolo e inizio 14, il partito dei rigoristi dell’ordine francescano). Egli stesso fu un propugnatore della stretta fedeltà all’ideale di povertà assoluta.

Ciò comunque che di lui esce fuori dalle narrazioni degli storiografi, è un gran senso d’innocenza e mitezza, sino a farlo paragonare ad una Colomba.

Nato intorno al 1220 a Selvena, erroneamente indicata dallo stesso Fra Dionisio Pulinani, come Solvena, sino ad ingenerare da parte di alcuni l’errore interpretativo di Bolsena, il Beato Guido, dopo gli studi condotti in Siena, trascorse la sua intera vita sino al 5 dicembre 1289 nel Convento del Colombaio, nella Contea di Santa Fiora. Alcuni azzardarono, ma senza alcun fondamento ed appoggio storico, che il Beato Guido altro non fosse che la persona di Bandino dei Conti di Santa Fiora, signore del Castello di Selvena, appartenente alla stessa famiglia Aldobrandesca. Come osserva però anche il Vicarelli, nel volume Castell’Azzara e il suo territorio , tutto fa credere che Guido altro non fosse che uno dei tanti che sulle orme di S. Francesco, si era votato ad una vita di mortificazione, rinuncia ed abnegazione. Di lui si narra che carico d’anni ed infermo, Dio stesso provvide a mandargli un gatto di affezione ed attaccamento singolari: ogni giorno catturava nel bosco un uccello, affinché fra Francesco di Montalcino lo cucinasse e lo portasse al Beato Guido. Alla morte del Beato, anche il gatto spirò ai suoi piedi.

La gente di Selvena, pur non vantando tradizioni di attaccamento liturgico nei confronti del loro Beato, lo rispetta e mantiene una certa venerazione. Sino a trenta, quaranta anni fa, era consuetudine, visitare il 4 o 5 dicembre (giorno in cui il Beato sarebbe spirato), la zona in cui sorgeva la Chiesa di S. Bernardino del Colombaio, dove secondo il Gigli, il suo corpo sarebbe stato sepolto. Non si hanno testimonianze di miracoli e di grazie ricevute, anche se, i minatori che un tempo esistevano numerosi nella zona, non mancavano di osservare il pellegrinaggio annuale e di raccomandare la loro incolumità anche al Beato Guido.

Testimonianze orali raccolte

SELVENA 8 settembre 1991
Inform. P.B. n. Castellazzara 9 dicembre 1922
Quando c’erano le miniere e anch’io ho lavorato per quasi dieci anni in miniera, spesso veniva invocato dai più vecchi il Beato Guido perchè proteggesse il lavoro.

CASTELLAZZARA 8 settembre 1991
Inform. L.P. Castellazzara 24 agosto 1919
Ricordo che durante la primavera ci portavano al Colombaio... si pregava, si mangiava sull’erba e si giocava.., c’era sempre anche uno o due preti...

Fonte: libro Santi, beati e venerabili nella provincia di Grosseto di Paolo Pisani

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