Il palio e le contrade di Selvena




A Selvena, il 14 e 15 agosto, si svolge una rievocazione storica con la disputa di una competizione a cavallo denominata "Palio Casali Silbina". L'idea di fare questo tipo di manifestazione è nata nell'inverno del 1995, su suggerimento di Franco Predellini che chiese alla Pro Loco di riproporre l'avvenimento che vide protagonista l'ultimo conte della famiglia aldobrandesca, Giacomo. Si trattava di rievocare l'offerta di un cero votivo, fatta dal conte in punto di morte e trascritta in un testamento, all'opera di Santa Maria, il giorno della festa della Madonna. Questa proposta fu recepita dai consiglieri della Pro Loco e dopo una serie di incontri con Franco, si stabilì lo svolgimento della manifestazione, dividendo Selvena nelle tre contrade rimaste delle nove anticamente esistenti: Molino, Belvedere e Borghetto.

Dopo varie riunioni fatte dall'allora presidente della Pro Loco Stefano Fontani, si riuscirono a creare i tre comitati che poi avrebbero gestito la vita delle contrade. Furono assegnate le prime cariche; la responsabilità maggiore ricadeva sulla figura del Priore che fu ricoperta all'epoca da Vasco Sacchi per il Molino, Giuliano Tenci per il Belvedere e Franco Giacomelli per il Borghetto. La prima apparizione in pubblico del corteo storico, avvenne il 29 giugno 1997; si trattò di una sorta di "esperimento", per vagliare quale sarebbe stata la partecipazione, anche emotiva, della gente.

I figuranti, non più di quindici per contrada, sfilarono per le vie del paese guidati dal Gonfaloniere Franco Predellini, con abiti presi in prestito dalla Pro Loco presso la contrada della Selva. Le persone di Selvena, furono entusiaste ed orgogliose di quello che stava accadendo e grazie alla collaborazione di gran parte di esse, si riuscì ad organizzare per il 14 e 15 agosto, uno spettacolo che coinvolse tutti. Fu acquistata della stoffa che ricordasse i colori delle contrade, alcune sarte di Selvena cucirono i vestiti per i figuranti, furono fatte delle bandiere, comprati degli striscioni e dei tamburi. Si arrivò così alla sera della sfilata: tutto il paese venne illuminato con delle torce, ogni contrada aveva preparato il proprio borgo con degli addobbi che rievocavano la vita del periodo. I figuranti che sfilavano erano: Gonfaloniere, Alfieri, Priori e Dame, Capitani e Dame, Damigelle, Valletti, Tamburini, Sbandieratori e alcuni Popolani.

Il cero votivo, posto su di una portantina, veniva trasportato da quattro persone vestite con delle tonache bianche. Durante il corteo, l'afflusso di gente fu veramente notevole, tanto che le vie traboccavano di paesani e forestieri. La mattina del giorno quindici i figuranti, partendo dalla pineta con il 'cencio' esposto per la prima volta, raggiunsero la piazzetta della chiesa dove il parroco benedì il trofeo. Ultimamente la messa viene celebrata al Parco Verde, con la presenza della banda "G.Puccini".

Per la disputa del Palio, si contattò allora un gruppo storico di Velletri composto da sei cavalieri, che il giorno di Ferragosto, nei "prati", dopo essere stati accoppiati alle contrade tramite sorteggio e dopo la benedizione dei cavalli da parte dell'allora parroco Don Giovanni Braghin, si esibì nella sfida del Palio degli Anelli. Con il cavallo lanciato al galoppo, il fantino con la lancia in resta, cerca di infilare un anello di varie dimensioni attaccato al braccio del Moro. La difficoltà della competizione sta nel fatto che, dopo ogni manche, il diametro degli anelli diminuisce in modo costante, passando dal primo di centimetri cinque all'ultimo di centimetri tre. Si effettuano sei tornate e risultano vincitori i cavalieri che alla fine totalizzano un punteggio maggiore. Dopo aver decretato l'esito della gara, il Palio viene consegnato al Priore della contrada vincente. Questa manifestazione continua tutt'oggi, ma è stata spostata al campo sportivo dopo che per due anni si era svolta in Piazza del Popolo.

Dobbiamo ricordare che il primo Palio fu disegnato da un nostro concittadino acquisito, Gianni Jacoboni e fu aggiudicato al Molino. Nel tempo si sono susseguiti altri bravi pittori: Manrico Tonioni, Cristina Guerrini, Giada Bilenchi, Sabrina Stabile, per due volte da Andrea Rossi e per ultimo in ordine cronologico Franco Rossi. Le contrade che hanno vinto i cenci successivi sono state il Belvedere per tre volte, il Borghetto per due e nel 2003 di nuovo il Molino. Nel 1999 le contrade di Selvena sono state invitate come corteo storico a sfilare per le vie di Scansano, nel 2002 hanno partecipato ad una manifestazione svoltasi a Grosseto e nel 2003 a Massa Carrara assieme a molti gruppi rievocativi della Regione Toscana. Per concludere, vogliamo offrire un ringraziamento particolare a quelle persone che hanno collaborato alla riuscita di queste rappresentazioni e che adesso non sono più con noi. Con grande affetto il nostro pensiero va a Giuliano Tenci, Giuseppe Caldarola, Monica Antognoli, Ausilia Micheletti, Fiorella Dondolini e Vito Tonioni.

Brevemente illustriamo l'origine delle tre contrade esistenti.

MOLINO: citata in documenti del 1720 circa, così chiamata perchè vi era un molino nel quale l'aspo veniva mosso dall'acqua del torrente Raspollo. Lo stemma è costituito da bipartito bianco e rosso, il bianco sta ad indicare la farina del molino ed il rosso è il colore del cinabro.

BELVEDERE: citata in un testamento del 16 marzo 1707, fondata dagli abitatori del castello, fu poi chiamata così a ricordo dell'antica roccaforte e castello di Belvedere. Lo stemma è costituito da scaccato argento e nero in onore della balzana di Siena.

BORGHETTO: citata in un testamento del 26 febbraio 1639, il nome sta ad indicare una prima filiazione del borgo, costituito dalle abitazioni sorte alla roccaforte e castello aldobrandesco di Belvedere. Lo stemma è costituito dalla croce di S. Andrea d'oro in campo azzurro in onore al castello.

Fonte: Viaggio nei ricordi del nostro paese, Selvena dal 1900 ad oggi di Stefano Fontani

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